Documentario Lance Armstrong, continuano scuse e posizioni ambigue: “Non cambierei niente, avevo bisogno di una fusione nucleare e l’ho avuta”

La seconda parte del documentario ESPN su Lance Armstrong è incentrata sulla sua caduta. Se la prima parte era soprattutto dedicata alla sua ascesa, comprendendo chiaramente anche momenti strettamente legati a quanto successo in seguito, in quanto andato in onda ieri trovano spazio soprattutto le conseguenze successive. Nuovo spazio anche a delle scuse nei confronti di persone con le quali in passato non si è certo comportato nel modo migliore, tra le quali nuovamente Emma O’Riley, per la quale aveva usato epiteti decisamente fuori luogo, anche a prescindere dalla contestazione di quanto dicesse. Lei stessa successivamente poi reagisce via social con un messaggio appacificante, in cui chiede di guardare avanti dopo essersi già chiarita con Armstrong e Johan Bruyneel. Ancora una volta tuttavia restano ambigue alcune sue dichiarazioni riguardo il doping e il modo di scusarsi per quanto fatto non è sempre del tutto convincente.

“Riguardo a come mi sono comportato come leader dello sport, di una causa e di queste comunità, non ho scusanti – commenta il texano – Ho avuto comportamenti inappropriati, approfittato del mio stato e per questo sono davvero dispiaciuto. Vorrei poter cambiare le cose, vorrei essere stato un uomo migliore. Tutto quel che possono fare è dire che mi dispiace e sperare che altri facciano altrettanto. Credo che questo porta a sapere come dormo la notte, se posso vivere con me stesso. E posso farlo”.

Uno dei punti fermi delle sue risposte è infatti la coscienza di aver fatto quel che doveva per vincere in quel momento. “Non cambierei niente, avevo bisogno di una dannata fusione nucleare e l’ho avuta“, aggiunge con fermezza e decisione, senza esitare o mostrare di essere pentito per l’uso di sostanze. Se le scuse arrivano in generale (ad eccezione di alcuni nomi tra i quali spicca sempre Floyd Landis) per i suoi comportamenti con gli altri, non mostra pentimento per l’essersi dopato in vario modo. Un atteggiamento peraltro che non lo porta a condannare il doping nella sua totalità, neanche in tempi attuali e neanche se fosse suo figlio a volerlo fare.

Alla esplicita richiesta della regista Marina Zenovich (che nei giorni scorsi ha rivelato che proprio questa seconda parte non sembra essere stata gradita all’ex corridore) riguardo cosa direbbe al figlio se questi gli rivelasse di voler prendere sostanze dopanti, resta infatti ambiguo: “Se ci trovassimo nella posizione in cui Luke mi dicesse che vuole provare o che lo sta facendo gli direi che è una pessima idea. ‘Ora vai al college… Forse sarebbe diverso se fossi nella NFL, ma in questo momento della tua vita e della tua carriera, non ne vale la pena‘”.

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